Prestazioni non urgenti
by Claudia Beggiato
Sono in un pronto soccorso di un ospedale di provincia. Ho il piede dolente e sto attendendo di entrare. Intorno, persone che aspettano come me di essere visitate. Non sembra ci siano situazioni urgenti e, vista l’ora, probabilmente i medici saranno in numero ridotto e alcuni in pausa… Mentre aspetto, arrivano trafelate due persone. Mi chiedono se non c’è nessuno e io rispondo che si deve suonare il campanello per chiamare qualcuno. Mi accorgo dopo, che l’altro uomo, quello rinchiuso a riccio, sta tenendo una mano dalla quale sgorga sangue! Dall’altro lato della porta arancione, compare un’infermiera che gli comunica di aspettare. Nemmeno gli guarda la mano, tanto per valutare l’entità.. Tra me penso che forse era il caso di sbirciare.. potrebbe essere più grave di ciò che si pensa… Invece l’infermiera gli fa semplicemente un cenno invitandolo a sedersi. Con la testa gli conferma che si è accorta della mano e gli dice: “Si, si ho visto che si tratta di una ferita aperta”. Poco dopo accoglie altre persone arrivate dopo quel paziente sanguinante, giustificandosi dicendo: “Non si preoccupi, ci vuole un minuto!”.
Sapete quant’è infinito un solo minuto, per chi ha una ferita aperta che tocca l’osso?!
Poco dopo, esce di nuovo e, finalmente, si rivolge al poveretto che è sempre più chiuso a riccio: “Intanto si avvolga questo sulla mano”.
Gli porge un telo in cotone. Poi, se ne torna dentro, chiude la porta arancione lasciandolo lì.
Eh sì, il panno serve proprio, perché il poveretto sta sporcando il pavimento con le gocce di sangue che colano giù…