Parkour
by Claudia Beggiato
Ho incontrato un amico di vecchia data che sta praticando una nuova interessante disciplina di cui vorrei parlarvi.
Non vi è mai successo di osservare tra le piazze, lungo le strade, ragazzi che scavalcano ringhiere, scalano muri, camminano su muretti stretti simulando gatti o facendo capriole mozzafiato…
Sembrano un po’ pazzi, esibizionisti, fanno acrobazie o cadono rotolando o semplicemente facendo tonfi pazzeschi… Si tratta proprio di giovani che si allenano con il Parkour.
Pensate che io non ne avevo mai sentito parlare! 🙂 Si impara sempre!
Il Parkour è arrivato in Italia intorno al 2005 ma è una disciplina metropolitana che nacque in Francia negli anni ’80 e si è diffusa grazie al passaparola, prima, e a internet, dopo, con spettacolari video e documentari pubblicati in rete. Ce ne sono di veramente strabilianti!
Essendo una disciplina relativamente nuova e alternativa, è stata in grado di attrarre l’attenzione dei giovani. Per questo motivo, oggi, il cinema e la pubblicità traggono ispirazione dal Parkour, e le sue tecniche, i percorsi e i tracciati sbalorditivi, si intravedono in numerosi film, spot, e video musicali facendo diventare famoso e riconosciuto questo “sport”, anche da un punto di vista commerciale.
Ma il Parkour non è affatto uno sport e, per chi lo pratica seriamente, non è una moda.
I “Traceurs” o “Traceuses” al femminile, così chiamati coloro che praticano il Parkour, sono innamorati del movimento e della libertà. Il Parkour non è un gioco da bambini ma si tratta di una vera filosofia dai risultati sorprendenti.
L’idea teorizzata da David Belle in base alla filosofia di Georges Hébert, è quella di eliminare i movimenti superflui e di seguire un percorso continuo. « Per capire cosa è il Parkour si deve pensare alla differenza che c’è tra quello che è utile e quello che non è utile in eventuali situazioni di emergenza. Solo allora potrai capire ciò che è Parkour e ciò che non lo è » (David Belle)
I valori del Parkour sono importanti per imparare a osservare l’ostacolo da prospettive diverse, e identificare quindi la modalità più appropriata in quel momento, in quel luogo, per superarlo. Non esiste un solo modo e ognuno di noi, ogni essere umano, è unico e può trovare il proprio.
Il Parkour insegna ai giovani il rispetto per se stessi e la conoscenza dei propri limiti per affrontare i piccoli-grandi ostacoli che la vita ci pone. Lo scopo del Parkour, è quello di spostarsi nel modo più efficace possibile nell’ambiente, sfruttando con rispetto gli spazi periferici, abbattendo le barriere architettoniche; l’esercizio fisico così strutturato sviluppa un sano rispetto per l’ambiente e un’analisi critica e costruttiva su se stessi.
Giovani e giovanissimi usano l’ambiente come palestra e lo vivono spostandosi in modo sicuro, diretto e veloce, alternativo e molto intelligente.
Sono rimasta positivamente sorpresa quando il mio amico mi ha spiegato come oggi guardi l’ambiente intorno, con occhi diversi. Lui “studia” i percorsi, perché vivere il territorio diventa per lui una sfida e una soluzione: la sua.
Parkour non è semplicemente cavalcare una moda ma è un vettore per comunicare ai giovani quanto sia importante saper affrontare ogni problema nel rispetto di se stessi e dell’ambiente che ci circonda.